mercoledì 25 novembre 2009

Isili, 27 Novembre: Presentazione del libro di Paolo Pisu "Figli della Società" Carcere, devianza e conflitto sociale"


Tavola rotonda con Paolo Pisu
Autore del libro "Figli della Società" Carcere, devianza e conflitto sociale

Venerdì 27 Novembre
Ore 16:00
Isili, Centro Sociale

incontrano l'autore:

Salvatore Pala - Sindaco di Isili

Don Giovanni Usai - Presidente Comunità "Il Samaritano" Arborea

Marco Porcu - Direttore Casa di Reclusione di Isili

Roberto Loddo - Presidente Associazione 5 Novembre

Graziano Mesina - Ex detenuto

coordina: Sandro Ghiani - Direttore bibblioteca comunale di isili

venerdì 20 novembre 2009

dibattito pubblico su "Salute Mentale e Diritti Umani"

"L'Associazione 5 Novembre "per i diritti civili" parteciperà e sosterrà
tutte le iniziative in difesa dei diritti umani e civili nella tutela della
salute mentale. Massima solidarietà e vicinanza all'Asarp e alla
presidente Gisella Trincas".

Roberto Loddo
Associazione 5 Novembre


ASSOCIAZIONE SARDA PER L’ATTUAZIONE DELLA RIFORMA PSICHIATRICA

5 dicembre 2009

GIORNATA NAZIONALE DELLA SALUTE MENTALE

Dibattito Pubblico

“Salute Mentale e Diritti Umani”

Hotel Mediterraneo
V.le Diaz Cagliari
dalle ore 9 alle ore 18



Sono invitati

Assessore Regionale alla Sanità della Regione Sardegna
Presidente della Commissione Sanità del Consiglio Regionale
Commissari Straordinari delle Aziende Sanitarie Locali
Provincie e Comuni
ANCI
Scuole e Università
Cooperative Sociali
Associazioni dei Familiari e degli Utenti della Salute Mentale
Associazioni Culturali e di Volontariato
Operatori dei Servizi di Salute Mentale
Partiti Politici
Sindacati
Cittadini

a discutere della salute mentale in Sardegna a partire dai 10 punti del Manifesto
“Ogni persona per ciò che è nel rispetto della dignità e nella libertà”

sottoscritto da:
ANPIS, Associazione Persona e Danno, ARCI, CGIL, CGIL FUNZIONE PUBBLICA, Cittadinanzattiva, CNCA, Coordinamento Ligure degli Utenti, FISH, Fondazione Franca e Franco Basaglia, Forum Nazionale Salute Mentale, Le Parole Ritrovate, Medicina Democratica, Rete Toscana degli Utenti, UNASAM


coordina il dibattito il giornalista Vito Biolchini
introduce la Presidente dell’Unasam Gisella Trincas
verrà proiettato alle ore 16 il film “Comeunuomosullaterra”



Segreteria organizzativa:
ASARP Via Romagna, 16 (c/o Cittadella della Salute) Cagliari
Tel.070/47443426 – cell.3207721343

martedì 17 novembre 2009

Perchè indagata? Lettera aperta di Gisella Trincas

Cagliari 11/11/2009

Presidente della Associazione ONLUS ASARP CASAMATTA
Presidente dell’Associazione Sarda per l’Attuazione della Riforma Psichiatrica
Presidente dell’Unione Nazionale delle Associazioni per la Salute Mentale

Premesso che, chiunque abbia contribuito a gettare fango sulla mia persona, le Associazioni che rappresento e i nostri collaboratori, sarà chiamato da noi tutti a risponderne sia in sede penale che civile, sento il bisogno e la responsabilità di raccontare cosa sta accadendo. Non so dire esattamente da dove parte questo attacco feroce e volgare (con il chiaro intento di screditare la mia persona e la credibilità delle Associazioni che rappresento), forse dalla morte del Signor Giuseppe Casu per il quale è in corso il processo penale contro alcuni medici del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura 1 di Cagliari (avevamo chiesto l’apertura di una inchiesta interna alla ASL); o forse dal nostro appoggio alla Giunta Soru e all’Assessore Dirindin per aver con coraggio e concretezza posto la “salute mentale” tra le priorità della loro azione politica; o forse da quando abbiamo fortemente sostenuto l’affidamento alla Dott.ssa Giovanna Del Giudice del Dipartimento di Salute Mentale di Cagliari; o forse da tutte le critiche mosse alle “cattive pratiche” in psichiatria: leggi violazione dei diritti umani; o forse, più semplicemente, da quando abbiamo osato costituirci in Associazione per pretende “il diritto alle cure” dei propri cari. Sta di fatto che oggi mi trovo trascinata dentro una inchiesta della Procura con la seguente accusa per la quale sono ancora in corso le indagini: “art.348 c.p. perché, nella sua qualità di Presidente dell’Associazione ASARP Casamatta abusivamente esercitava la professione di medico, e ciò in quanto somministrava e consentiva che fossero somministrati, da personale dipendente privo di abilitazione, degli psicofarmaci ai pazienti della Comunità Alloggio della struttura assistenziale summenzionata”.


L’indagine parte da una denuncia presentata dal Dott.Tronci (medico del servizio psichiatrico di diagnosi e cura in cui è morto, dopo 7 giorni di contenzione, il signor Casu) ai NAS di Cagliari contro la gestione della struttura residenziale “Casamatta” descritta come un lager in cui avvengono le cose più terrificanti (dalla violenza alla denutrizione, dall’isolamento strategico della struttura attraverso il mancato funzionamento del citofono al procurato tentativo di suicidio di un residente, dall’appropriazione indebita di somme destinate ai residenti all’utilizzo di personale senza qualifica, dall’impossibilità per gli ospiti di potersi lavare all’impossibilità di poter accedere a visite mediche, e tanto altro ancora). Accuse che, se accertate, avrebbero dovuto portare alla chiusura immediata di Casamatta e all’arresto dei gestori (mio innanzitutto). Che cosa è Casamatta? E’ una residenza aperta nel 1995 dall’Associazione dei familiari ASARP (e dal 98 gestita dalla Onlus Asarp Casamatta) in cui abitano otto persone con disturbo mentale, tra cui mia sorella. La struttura è stata aperta per darci quelle opportunità che la ASL non era in grado di darci. Ha operato con la presenza e la vigilanza costante dei familiari e dei servizi territoriali di salute mentale di riferimento degli ospiti. Con quali risorse finanziarie si mantiene? I Comuni di residenza degli ospiti pagano alla struttura una retta giornaliera che non supera i 45. Parte di questa somma, sulla base di quanto stabilito dallo stesso Comune, è versato direttamente dai residenti quale quota di compartecipazione alla spesa. Con queste risorse noi dobbiamo provvedere a tutte le spese di gestione comprese le spese per il personale. Non avendo nessun’altra entrata stabile, la spesa più penalizzata è quella del personale. Infatti gli operatori hanno contratti di collaborazione a progetto e percepiscono una retribuzione minima.

La Casa, nonostante la povertà delle sue risorse finanziarie, è stata ed è punto di riferimento di tante persone proprio per la grande umanità e competenza che ne ha contraddistinto l’opera in tutti questi quindici anni, migliorando la qualità della vita dei suoi residenti. Mai avrei pensato che qualcuno potesse “osare” infangare Casamatta. Quando i NAS sono arrivati alla Casa, per la prima volta, dopo l’iniziale sconcerto da parte di tutti noi (residenti, operatori, familiari), abbiamo pensato che tutto si sarebbe risolto in breve tempo e poi avremo proceduto alle denuncie per diffamazione. Ma poi, quando sembrava che tutto fosse stato oramai chiarito, sono tornati una seconda volta concentrando la loro attenzione sulla prescrizione “dei farmaci al bisogno”. Che cosa è questa storia del farmaco al bisogno? Ogni persona che abita in Casamatta, riceve dal proprio medico psichiatra la prescrizione farmacologica; capita alcune volte e per alcuni di loro che la prescrizione preveda una posologia al bisogno. Per noi il bisogno è espresso dalla persona interessata e verificato dagli operatori in servizio, anche attraverso una ulteriore comunicazione col medico curante. Per i NAS non è così, le persone che abitano in Casamatta non sarebbero in grado di esprimere tale bisogno per cui tale prescrizione non sarebbe lecita. Abbiamo continuato a collaborare fornendo ai Carabinieri del NAS ogni ulteriore documentazione in nostro possesso (diario di bordo, registro delle consegne, ecc.) che chiarisse la correttezza della procedura adottata dagli operatori.


Non potete immaginare quindi il mio sconcerto quando, dagli stessi NAS, mi è stato notificato l’atto di iscrizione nel registro degli indagati per i fatti contestati. Che fare ora? Ieri (su mia richiesta e dei miei avvocati), ho risposto, in Procura, alle domande che mi sono state rivolte in merito alla questione farmaci. Ricevo messaggini, mail, telefonate, di persone che esprimono solidarietà, indignazione, incredulità, rabbia. Mi chiedono se ho fiducia. Rispondo di si. Certa stampa scrive quello che le pare facendomi apparire come la peggiore delle persone e altri cercano di dare le notizie in maniera corretta. E, in Casamatta, ci prepariamo al trasferimento nella nuova Casa in un clima di tensione e sofferenza.
Gisella Trincas

martedì 10 novembre 2009

solidarietà all'Asarp, in difesa del diritto alla salute!



Il Partito della Rifondazione Comunista osserva da tempo con attenzione quello che avviene nel campo delle politiche sociali, sanitarie e della salute mentale in particolar modo. Come segnalano i documenti internazionali dell'OMS e dell'Unione Europea, i diritti delle persone che vivono la malattia mentale sono spesso negati, le loro libertà più elementari ridotte ai minimi termini proprio in quelle istituzioni pubbliche destinate alla cura e alla riabilitazione. In questi ultimi anni la Sardegna è stata protagonista di una triste vicenda: la morte di Giuseppe Casu nel reparto psichiatrico dell'Ospedale "SS. Trinità" di Cagliari dopo un ricovero di 7 giorni, decesso che ha aperto una vicenda giudiziaria, tuttora in corso, circa i metodi di contenzione adottati che avrebbero causato il decesso del paziente. La vicenda Casu ha ricordato la drammaticità di queste situazioni che continuano ad esistere nel nostro Paese, nonostante gli importanti progressi raggiunti nel campo della psichiatria e della tutela della salute mentale con la chiusura degli ospedali psichiatrici.

Su questi fatti la posizione di Rifondazione è stata sempre chiara ed espressa con diverse interrogazioni in consiglio comunale e in consiglio regionale. Così come è chiara la posizione dell'ASARP che da anni si batte sui temi dei diritti e che, specialmente nelle ultime settimane, è stata oggetto di un attacco che ci sembra abbia raggiunto livelli intollerabili. Proprio la struttura gestita dall'associazione, la casa famiglia “Casamatta”, è stata oggetto di denuncia da parte di un medico della ASL di Cagliari. Denunce di maltrattamenti nei confronti delle persone ospiti della casa, che anche le opportune verifiche effettuate dal Nucleo Operativo Antisofisticazioni dei Carabinieri hanno dimostrato infondate. Come chi conosce da vicino l'operato dell'associazione dei familiari sa bene, “Casamatta” rappresenta un esempio delle possibilità di assistere le persone nella pienezza dei diritti. Nel 1991 quando l'associazione dei familiari diede vita alla casa famiglia fu un momento di importanza epocale per lo sviluppo delle politiche nella nostra regione. In quegli anni nella provincia di Cagliari non esisteva nessuna struttura di riabilitazione. L'ospedale psichiatrico di Villa Clara era ancora operativo e oggetto di scandali reali per le morti dei ricoverati che si susseguirono alla fine degli anni '80.
I servizi territoriali, d'altro canto, erano ad un livello embrionale che non permetteva nessun tipo di sostegno reale ad utenti e famiglie che vivevano la realtà della sofferenza psichica. In questo scenario quest'esperienza pilota nata per volontà della presidente Gisella Trincas, dei familiari, ma anche di alcuni operatori dei servizi pubblici, rappresentò un segnale delle potenzialità di una cura che tenesse conto della dignità e della promozione delle capacità delle persone con disturbo mentale. La struttura ha visto negli anni un grande investimento in formazione del personale e raggiungimento di standard di assistenza elevati. Non a caso nel 1999 la Federazione Italiana per il Volontariato (FIVOL) ha conferito all’associazione il premio nazionale della solidarietà, proprio per la realizzazione della casa. Per queste ragioni vogliamo manifestare la nostra solidarietà a Gisella Trincas, ai familiari e agli operatori della struttura, consci che il diritto alla salute, per potersi dispiegare, ha bisogno non solo di operatori sanitari capaci, ma anche della vigilanza attenta e consapevole di familiari e utenti dei servizi. Il Partito della Rifondazione Comunista si impegna, attraverso una serie di iniziative, a sensibilizzare l’opinione pubblica, in merito alle problematiche della salute mentale.


Giuseppe Stocchino
Segretario federale PRC (Cagliari)

domenica 8 novembre 2009

Buoncammino: detenuta belga 21enne invia appello a Papa Ratzinger



Adnkronos, 7 novembre 2009

"Sono innocente e non riesco a comprendere parchè mi trovo ancora in cella dopo oltre quattro mesi di indagini. Qui sono sola e non ho nulla. Il processo per dimostrare la mia estraneità non è stato ancora fissato. La mia unica colpa è di essere stata ingenua a fidarmi di un uomo che mi ha potuto ingannare con facilità anche per la mia giovane età, ma non ho commesso alcun reato". Sono in sintesi le parole della lettera-appello al Papa di Melissa Sauvage, 21 anni, di Seraing (Belgio), una cittadina in provincia di Liegi, in carcere a Buoncammino per concorso in traffico e detenzione di sostanze stupefacenti, dopo essere stata arrestata a Cagliari insieme ad un italiano, che trasportava droga. Melissa Sauvage non si dà pace e non riesce a farsi una ragione del perché non venga creduta perciò ha deciso di scrivere a Papa Ratzinger. "Lo riferisce - sottolinea Maria Grazia Caligaris, presidente di Socialismo Diritti Riforme - alle agenti di polizia penitenziaria, ai volontari dell’associazione che l’assistono insieme a suor Angela e Padre Massimiliano, agli interpreti, ai medici e agli educatori del carcere". Nutre molte speranze per l’incontro, previsto per l’1 dicembre prossimo, con un magistrato e due ispettori di polizia belgi, che "spero - riferisce le parole della Sauvage, Maria Grazia Caligaris - possa chiarire definitivamente la mia posizione. Sono incensurata e mi auguro che conoscendo la mia realtà possa cambiare radicalmente la mia posizione. Sono angosciata da questa condizione". Per lei si sono già mobilitati i concittadini belgi che in oltre 700 hanno sottoscritto una petizione alla Regina Paola di Belgio affinché la giovane donna possa attendere il processo accanto alla figlia ed alla madre e riprendere il lavoro che svolgeva prima dello sfortunato viaggio in Sardegna. "Non riesco a dormire - ripete Melissa in lacrime con un italiano appreso in cella, sempre con parole riferite dalla Caligaris - per la preoccupazione che mi suscita la condizione di mia figlia di quattro anni e di mia madre alcolista. Entrambe hanno bisogno di me e io di loro. Ho detto tutto quello di cui ero a conoscenza, ho fornito gli elementi per dimostrare la mia innocenza. Perché non vengo creduta? Non è più possibile per me restare dentro una cella, lontano dai miei affetti più cari, senza un motivo concreto. In questo modo rischio di impazzire". La giovane, incensurata, è stata arrestata il 30 giugno 2009 all’arrivo in Sardegna per una vacanza con Francesco Lombardo, 38 anni, di Palermo. Nell’auto del siciliano i Carabinieri avevano rinvenuto oltre un chilogrammo di cocaina. "Melissa è in una situazione psicologica difficile e molto delicata per un insieme di circostanze avverse. Una storia che - conclude Caligaris - risulta particolarmente coinvolgente sotto il profilo umano. Una giovane donna, illusa ed usata, con una problematica esperienza personale e familiare pregressa, sofferente per lontananza della figlioletta e per la solitudine dovuta all’impossibilità di poter contare sulla presenza dei familiari. L’auspicio è che i tempi della carcerazione preventiva non si prolunghino ulteriormente".

Buoncammino: influenza A; nel carcere servono mille dosi di vaccino



Ansa, 7 novembre 2009

"Le condizioni di sovraffollamento del carcere di Buoncammino con diversi detenuti in condizioni precarie di salute e con deficit immunitario rendono urgente la somministrazione del vaccino AH1N1. Indispensabile inoltre se si vuole garantire l’incolumità e l’efficienza di Agenti di Polizia Penitenziaria, medici, infermieri e operatori". Lo afferma l’ex consigliera regionale socialista Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione "Socialismo Diritti Riforme" sottolineando che "è stato completato da diversi giorni il monitoraggio sulle necessità chiesto dall’assessorato regionale della Sanità ma ancora non sono arrivati i vaccini". "A Buoncammino, secondo una stima realistica sono indispensabili - afferma Caligaris - almeno 1.000 dosi di vaccino. La distribuzione del farmaco, anche in relazione all’andamento epidemiologico dell’influenza AH1N1, permetterebbe se effettuata in tempi brevi di creare una barriera sanitaria precauzionale utilissima. Nell’istituto cagliaritano infatti soggiornano oltre ai 500 detenuti altrettante persone con ruoli diversi".

mercoledì 4 novembre 2009

La cella ne ha uccisi già centoquarantasei. In un anno



di Valentina Ascione - 3 novembre 2009


All’indomani del suicidio di Diana Blefari Melazzi, mentre il caso di Stefano Cucchi continua a deflagrare in tutta la sua assurdità, si accende inevitabilmente l’attenzione sul mondo delle carceri e sull’umanità dolente che popola i circa duecento istituti italiani. Un universo silente, troppo spesso dimenticato perché percepito come lontano, se non addirittura avulso, dal mondo che gira veloce dall`altra parte delle sbarre. Eppure la popolazione carceraria ha superato da poco le 65 mila unità, sfondando quel tetto indicato come “limite di tollerabilità”, ammesso che sia possibile fissare scientificamente un punto oltre il quale le mura di una galera non riescono più a sostenere la pressione dei corpi e un corpo a sopportare la riduzione dello spazio vitale. Alcune storie hanno la capacità di squarciare, magari per poco, il velo di silenzio che oscura lo svolgersi quotidiano della vita dei detenuti, perché il protagonista è noto alle cronache, o perché cè una famiglia che coraggiosamente ingaggia una battaglia per la verità. Per i pochi casi che finiscono sotto i riflettori, però, ce ne sono moltissimi altri che restano nellanonimato o finiscono nel dimenticatoio.
Nel dossier di Ristretti Orizzonti, “Morire in carcere”, si legge che negli ultimi dieci anni negli istituti di pena italiani sono morti 1500 detenuti e che i suicidi sarebbero più di un terzo. Dall`inizio del 2009 si sono già contati 146 morti, di cui 60 suicidi e i restanti dovuti a morte naturale o a cause non chiare. Chissà come è stata, catalogata la morte di Sami Mbarka Ben Gargi, il tunisino 42enne detenuto nel carcere di Pavia, che a settembre scorso si è lasciato morire di stenti, dopo quasi due mesi di sciopero della fame, per protestare contro la condanna per violenza sessuale. Quella di Nicky Gatti Aprile è stata archiviata come suicidio, anche se la madre non ha mai creduto a questa ipotesi . Il giovane è morto nel giugno del 2008, a soli 26 anni, nel carcere di Sollicciano, dove si trovava con laccusa di truffa informatica. Tutti gli interrogativi su questa morte sospetta, che la madre di Nicky, Ornella, crede essere omicidio, sono raccolti in un blog, così come quelli relativi alla vicenda di Stefano Frapporti. Lo scorso 21 luglio il muratore 48enne di Rovereto viene fermato per uninfrazione stradale da due carabinieri e viene arrestato perché sospettato di spaccio. Pure lui, come Stefano Cucchi, non uscirà mai vivo dal carcere: a poche ore dal fermo i secondini lo trovano impiccato nella sua cella. Anche questa storia è piena di punti oscuri, i familiari di Stefano non riescono a darsi pace e reclamano giustizia. E ieri è tornata a farsi sentire la madre di Marcello Lonzi, per chiedere al ministro Alfano di guardare su internet le foto del cadavere di suo figlio e darle finalmente le risposte che insegue da oltre sei anni. Marcello era recluso nel penitenziario di Livorno per tentativo di furto è lì è stato trovato morto il 12 luglio del 2003.
La prima indagine stabilì che si trattava di morte per cause naturali, ma i segni sul corpo e sul viso del ragazzo, rilevati anche dall`autopsia, sollevavano forti dubbi su questa conclusione. La mamma, Maria Ciuffi, è convinta che il giovane morì in seguito a un pestaggio, la procura ha aperto una nuova indagine nella quale risultano indagati un detenuto e tre agenti. “Non parlo solo per me - ha spiegato la donna - ma per tutte quelle madri che non hanno avuto lo stesso trattamento riservato al caso Cucchi”. La recente morte del 31enne romano sembra infatti aver scoperchiato un vaso di pandora. “Perché non si parla anche delle «strane» morti di cittadini romeni in Italia?” - chiede il Partito Identità Romena che lancia un appello affinché non venga dimenticato la “strana morte avvenuta nella Caserma dei carabinieri di Montecatini di Sorin Calin”, avvenuta a pochi mesi di distanza da quella di Cristian Lupu, a Frosinone, “uscito cadavere da altra stazione dei Carabinieri”. “Non si può mettere alla gogna mediatica una intera comunità e poi tacere quando sono i cittadini romeni ad essere vittime di situazioni incredibili”. Quella dei pestaggi sembra essere una piaga profonda.
E di soli pochi giorni fà la denuncia del quotidiano La Città di Teramo di violenze nel carcere Castrogno: la registrazione di una conversazione tra agenti, recapitata da mano ignota al direttore del quotidiano, getta sullistituto il sospetto di una prassi ormai consolidata. Ecco alcuni frasi impresse sul nastro: “(…) Lo sanno tutti (…) in sezione un detenuto non si massacra, si massacra sotto”. “Abbiamo rischiato una rivolta perché il negro ha visto tutto”. Il dialogo a due voci, secondo quanto scritto da La Città, condurrebbe ad un comandante di reparto degli agenti di Polizia Penitenziaria di Castrogno ed sovrintendente che il giorno del presunto pestaggio, sarebbe stato di turno come capo-posto, ossia come coordinatore delle quattro sezioni in cui sono ospitati i circa 400 detenuti. Il Comandante Luzi ha confermato alla parlamentare radicale Rita Bernardini - autrice di uninterrogazione sul caso, che ieri sè recata in visita ispettiva a Teramo - che la voce del nastro è la sua. “Però - riferisce la deputata ha spiegato che le sue parole sono state estrapolate rispetto ad un contesto diverso da quello che si immagina”. Anche se l`istituto versa in pessime condizioni e il personale è nettamente sottodimensionato, durante la visita i detenuti non hanno fatto riferimento a pestaggi o violenze. La magistratura indaga.

Don Ettore Cannavera, riflessioni da "La Collina"

L'Associazione 5 Novembre, ha intervistato Don Ettore Cannavera, fondatore della comunità di accoglienza "La Collina", rivolta a giovani-adulti, di età compresa tra i 18 ed i 25 anni, che vengono affidati dalla Magistratura di Sorveglianza come misura alternativa alla detenzione. Un interessante intervista sui temi della Giustizia, del Carcere, del precariato giovanile e della cultura della Solidarietà e dell'accoglienza.